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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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I doveri, II, 52
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originale
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[52] Sed eitis adulescentium officiis, quae valeant ad gloriam adipiscendam, deinceps de beneficentia ac de liberalitate dicendum est, cuius est ratio duplex. Nam aut opera benigne fit indigentibus aut pecunia. Facilior est haec posterior locupleti praesertim, sed illa lautior ac splendidior et viro forti claroque dignior. Quamquam enim in utroque inest gratificandi liberalis voluntas, tamen altera ex arca, altera ex virtute depromitur, largitioque, quae fit ex re familiari, fontem ipsum benignitatis exhaurit. Ita benignitate benignitas tollitur, qua quo in plures usus sis, eo minus in multos uti possis.
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traduzione
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52. Ma, esposti i doveri dei giovani che servono a conseguire la gloria, si deve poi parlare della beneficenza e della generosit?. Ne esistono due tipi: o si reca sollievo ai bisognosi con qualche azione o col denaro. E' pi? facile quest'ultima cosa, soprattutto per un uomo ricco, ma la prima ? pi? nobile, pi? splendida, pi? degna di un uomo forte ed illustre. Bench? in entrambe vi sia la volont? generosa di far del bene, tuttavia l'una azione scaturisce da uno scrigno, l'altra dalla virt?; inoltre l'elargire mettendo mano al patrimonio familiare esaurisce la fonte stessa della beneficenza. Cosi la beneficenza sopprime la beneficenza stessa: quanto pi? tu ne fai, tanto meno te ne puoi servire nei confronti di molte persone.
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